Fra i numerosi debiti di riconoscenza che devo a un vero Fratello in Ermete d’oltralpe, Jean Artero, annovero anche questo testo di Eugène Canseliet, pubblicato nel 1993 da Jean Laplace sulla sua collana “Le Curieux de Nature” – Petite encyclopédie des études Philosophiques, Volume I Fascicule 4, Basilea, Jean Laplace éditeur, 1993. Successivamente Sylvaine Canseliet lo includerà nel volume “Alchimie. Nouvelle études diverses sur la Discipline alchimique e le Sacré hermétique”, Paris, 2007, Guy Trédaniel, pp. 37 – 42.
E’ un testo apparentemente divulgativo, ma un Maestro come Canseliet che ha dedicato la vita alla diffusione della Scienza Sacra non cessa di dispensare insegnamenti che nel tempo si riveleranno portatori di sorprese anche per cercatori esperti.
Ho voluto quindi proporre una mia, probabilmente imperfetta, traduzione di questo articolo, poiché è pieno di piccoli tesori preziosi, alcuni dei quali ho messo in evidenza.
“L’Alchimia è, spiritualmente, la volontà di elevazione, di progresso costante e, fisicamente, l’estrazione del succo, del sapore1; essa soddisfa il bisogno della speculazione, dell’esperienza per le aspirazioni dello spirito e della materia. Il desiderio della ricerca alchemica risponde a uno stato di coscienza, che scorre, per l’uomo, dal fenomeno d’armonia che può stabilirsi fra il ritmo della sua anima e quello dell’anima universale. In questo modo la creatura può sfuggire alla sfera limitata, oh così ingannevole, dell’individuo e della sua collettività.
Caduta nell’oblio, calunniata, relegata a livello della stregoneria, l’Alchimia pone di nuovo i suoi problemi eterni e trova un pubblico continuamente accresciuto. Essa appare come un fattore di pacificazione dell’inquietudine generale, un atto di fede per il pensiero, una fonte di Scienza.
L’alchimista si applica soprattutto2 alla realizzazione della Grande Opera, che si sviluppa sui due piani spirituale e fisico, ed ha come scopo la scoperta della medicina universale o della Pietra Filosofale. Fondata sulla disciplina di una filosofia molto rigorosa, le operazioni della Grande Opera si svolgono nel laboratorio, dove appaiono molto simili a quelle della chimica. Nondimeno le differenzia qualcosa che può essere qualificata come magia naturale e che riposa scientificamente sul rispetto delle condizioni esteriori e cosmiche3. E’ così che i materiali che occorrono alle operazioni alchemiche subiscono preliminarmente una lunga e minuziosa preparazione. E’ importante infatti che le sostanze si presentino pure quanto possibile per il momento della loro messa in opera, e l’alchimista si applica a rimanere in contatto con esse, intervenendo con tutta la forza del suo essere.
L’athanor, che etimologicamente significa privo di morte4, è il forno segreto dell’alchimista. Esattamente l’athanor sviluppa e trattiene il fuoco nascosto che deve essere nutrito con il fuoco elementare, cioè quello che alimenta, all’esterno, il gas o il carbone. Questo fuoco segreto o sale nitro5 raccolto dalla rugiada6 è molto verosimilmente l’anima del mondo, e l’agente di tutte le meravigliose metamorfosi alle quali dà luogo la sovrumana creazione della Grande Opera. È il cuore della creazione alchemica ed è trattenuto al centro del mercurio dove la virtù vegetativa è esuberante. Esso è anche raffigurato a volte come il serpente, altre volte con la conchiglia di San Giacomo. È un punto capitale7 della scienza che non è trasmesso se non da bocca a orecchio.
Fig. 1: Mutus Liber, IV Planche
Il matraccio o l’uovo dei filosofi è incubato progressivamente, in una graduazione ponderabile, colorata e sonora che ha fatto anche designare la Grande Opera con l’espressione di Arte di Musica8. All’inizio dell’opera, l’uovo è ugualmente il simbolo della materia prima che è brutalmente aperta per mezzo della spada. Allo stesso modo, gli Antichi volevano che fosse un’agricoltura celeste il loro lavoro sulla materia, che rappresentarono sovente tramite una quercia vecchia e cava. Dalle caverne della montagna di Ermete, estratto il dragone al quale l’aria o il vento apporterà le ali della volatilità. Questo linguaggio, al tempo stesso chimico e mitologico, è quello dell’antica Torre di Babele che apparentemente affonda nel cielo e nella terra.
Fig. 2: Michael Maier, Atalanta Fugiens, Emblema VIII
Sotto i geroglifici del sale e del leone, lo zolfo è sublimato per gradi, nella sua corsa sullo zodiaco dei pianeti. Il globo terrestre nutre dal proprio seno questo zolfo che i vecchi alchimisti chiamavano l’infante chimico, e di cui un antico precetto ci rivela che “il vento l’ha portato nel suo ventre”. La salamandra gli insuffla la vita, poiché rimane il simbolo del fuoco segreto che illustra scientificamente il fluido igneo del centro della terra. Il dragone che si erge fra il sole e la luna, sotto gli occhi del maschio e della femmina non svela il pericolo che costituisce l’esplosione del potere illimitato della materia senza tutta la saggezza richiesta?9
Fig. 3: Michael Maier, Atalanta Fugiens, Emblema I
La Mandragora, la Mano di Gloria, il giro di mano o di forza senza il quale non può essere ammaestrato il mostro che raffigura il minerale; per fuggirlo, il nostro minerale mondato s’è messo sotto la protezione degli Alchimisti, con il sole e la luna filosofici ancora nella loro infanzia. All’inizio, l’incontro delle due materie primordiali è violento, ed esso raffigura il famoso combattimento del Cavaliere e del dragone e che si calma dopo quando si affrontano gli zolfi simbolici tramite i due leoni. Saturno10 divora suo figlio, prima che il re-sole e la regina-luna della Grande Opera si preparino per l’imeneo indissolubile. Proprio prima che essi entrino assieme nel talamo nuziale, la purificazione è necessaria. La generazione in un primo tempo, ha luogo nell’acqua di una caverna e finisce sulla terra alla luce del giorno.
Fig. 4: il Combattimento delle Due Nature, dall’Aurora Consurgens11
Dall’unione senza macchia delle due nature, nasce l’ermafrodito, cioè l’uomo nuovo, tornato allo stato di perfezione e di felicità totale che era quello del quale godeva nella prima era del mondo. L’ermafroditismo non è raggiunto che con la prova infernale che, in alchimia, è esclusivamente quella del fuoco. C’è un’impossibilità fisiologica sul piano ordinario dell’umano che esprime nell’opera alchemica l’unione inseparabile che è quella dello zolfo e del mercurio filosofici12. La loro associazione intima e radicale si persegue nelle fiamme più vive in un recinto che conforta l’ermafrodito, e che seguirà un lungo periodo di putrefazione in seno al matraccio. E’ la fase oscura della Grande Opera, quella delle ombre cimmerie, quella del nero più nero della notte, da cui sortirà la splendente Luce.
La morte che è sempre accompagnata dalla putrefazione, dalla dissoluzione fisica, non è che il preludio alla nascita di una nuova vita.
Ciò che personifica il piccolo re13 coronato, in tutta la sua gloria, è il puro del puro, la porpora, il carbonchio degli Adepti e, sotto il suo nome più conosciuto,
la Pietra Filosofale.”
Non posso lasciarvi senza alcuna notazione musicale: poiché di Rugiada si è parlato, restiamo in tema…
A tutti i cercatori sinceri, in particolare a chi inizia o a chi si sente smarrito, buona cerca!
Chemyst
NOTE
1Saveur ha la stessa etimologia di savant; allo stesso modo in Italiano sapore e sapiente.
2Ma non solo: il perseguimento della conoscenza, del benessere fisico ed economico non sono l’unico scopo dell’Alchimia.
3Si veda in proposito l’apposito capitolo in E. Canseliet, l’Alchimia spiegata sui suoi testi classici, Roma, 1972, Mediterranee.
4In Francese pure si pronuncia esattamente come in Greco pur (Fuoco).
5Nell’originale sel nitre: non ci inganni la somiglianza con l’italiano salnitro, che in francese è invece salpetre; piuttosto si rifletta sulla pronuncia del francese sel, identica a scelle (sigillo): dunque qui Canseliet sta alludendo ad un sigillo che il nitro (comunque un sale) può aprire, come una chiave. I sali, in alchimia, sono effettivamente raffigurati come chiavi.
6Qui Canseliet è al tempo stesso generoso ed ‘invidioso’: bisogna infatti intendere di quale rugiada si stia parlando.
7Un piccolo suggerimento,da parte di Canseliet.
8Qui Canseliet fa un notevole salto in avanti e ci porta in Terza Opera, nella ‘Grand Coction’ di cui parla nell’apposito capitolo dell’Alchimia spiegata… op. cit. Soffermiamoci sui termini ‘ponderabile’, legato all’aumento di peso della materia, ‘colorato’ come lo stesso Canseliet constatò durante la rottura del proprio uovo filosofico nel gennaio 1938, e ‘sonora’ poiché, come racconta lui stesso, ogni 24 ore la materia produceva un suono disposto lungo una scala cromatica, stavolta in senso musicale.
9Il riferimento di Canseliet è all’energia atomica, indubbiamente di notevole forza, ma che per gli Alchimisti è ottenuta ‘per artem diabolicam’
10Saturno è il pianeta associato al Piombo, tuttavia gli Alchimisti parlano di Piombo ‘filosofico’, che non corrisponde al metallo citato. Artefio avverte che in realtà la materia di cui si parla è ‘della progenie di Saturno’.
11http://www.e-codices.unifr.ch/fr/zbz/Ms-Rh-0172/11r-23/0/
12Qui l’Autore ribadisce il piano eminentemente metafisico delle operazioni filosofiche.
13Altro piccolo indizio seminato da Canseliet il quale, come da Tradizione, non può rivelare il nome del Soggetto minerale. ‘Piccolo re’ in latino si traduce con Regulus.