Divagazioni sparse d’estate

Cari Cercatori, Sognatori & Appassionati,

sarà il caldo? L’ultima volta che ho usato questa espressione era un pretesto per un’analisi un po’ visionaria dello Scherzo di Monteverdi ‘Damigella tutta bella‘ dal Libro X. Che poi, forse, apprendendo quanto addentro fosse il più autorevole compositore del Seicento nella materia alchemica, tanto visionario non era.

Stavolta no, e forse anche la risposta alla domanda è la medesima: no. Perdonatemi, sarò vago volutamente, e chiedo scusa a coloro che stanno seguendo con interesse i piccoli sentieri che ho trovato giocando con luci e suoni, e prometto che – passato il caldo – ci torneremo, assieme.

La risposta dunque è no perché il ‘problema‘ non è contingente, ma viene da lontano, fossi in ospedale direi che è ‘cronico’. Si è anche accentuato a causa di quanti – chi più, chi meno – sono risultati colpiti o danneggiati dalla pandemia da Coronavirus II o, come tecnicamente si chiama, SARS COV2, più ‘popolarmente chiamato Covid 19. Con la voglia di dimenticare le sofferenze, le perdite dei propri cari, ma anche le ‘insofferenze’ a misure di salute pubblica, si sono infatti generati mostri (chi diceva ‘Il sonno della ragione genera mostri’?, ah sì, Goya) immaginari quali scienziati pazzi al soldo di gruppi segreti allo scopo di imporre nuovi ordini mondiali… Se prima c’era comunque chi cercava colpe in ‘circoli occulti’ o in immaginifiche sedi di potere, dopo la pandemia sono cresciuti in misura esponenziale, esattamente come fanno le infezioni virali.

Peccato per il risultato finale (il Nuovo Ordine Mondiale o baggianate similari), mi verrebbe da dire, visto che un po’ matti lo siamo anche noi, con i nostri sogni benedetti di guarire il mondo o la materia con poche, semplici operazioni che conduciamo in segreto. Per fortuna ognuno per proprio conto, quindi non ‘al servizio di‘ chicchessia. E i piccoli segreti che in laboratorio Natura elargisce (ai meritevoli? ai costanti? ai benvoluti?) si proteggono da soli, perché raccontarli a chi non è arrivato fin lì è come parlare a un sordo, oppure a uno straniero. Né esistono chiavi (tantomeno conclavi) che possano imporre di divulgarli, men che meno utilizzarli a scopi che – per fortuna – non riesco neppure a concepire.

Certo, anch’io sarei riservato se sapessi allestire una bomba H sul fornello di casa“, si legge – cito a memoria – ne ‘Il Mattino dei Maghi’ che tutti abbiamo in biblioteca. Aggiungerei che neppure ci interessa costruire una bomba H… può certo capitare di far esplodere un crogiolo, , di solito avviene per contaminazione in alcune operazioni preliminari, ma altrettanto spesso l’incidente (spettacolare? spaventoso?) resta confinato all’interno del proprio forno. Un po’ di accortezza, e non si ripeterà… non dovrebbe. In fondo, l’Alchimista resta un uomo, a meno di trasformazioni profonde in prossimità del ‘Donum Dei’, quindi pur sempre capace di sbagliare, di non vedere, di… soffrire il caldo. Non è difficile accorgersene, leggendo cosa scrive in pomeriggi assolati o in notti insonni per i più disparati ( e umani) motivi. In Laboratorio si è sempre soli, e quando c’è qualcuno, di solito (si te Fata vocant) è un benevolo angelo custode.

“Terribilis est locus iste!”… ma qualche musico accorto del passato professa un più mite “Vere locus iste sanctus est“.

Buen Camino, a tutti, ma proprio a tutti.

Chemyst

L’Aurora Consurgens di Pierre de Manchicourt

Carissimi Amici,

una domenica mattina di turno, aspettando che le infermiere terminassero il loro giro di flebo per iniziare il mio giro visita, ho deciso di cercare qualche bel brano polifonico su YouTube. Uno di questi, molto bello, e che certamente sottopongo al vostro ascolto, è un ‘Vidi Speciosam‘ di Pierre de Machicourt, cantore e  compositore fiammingo, nato in quella Bethune dove era Maestro di Cappella Thomas Crecquillon nella sua bella cattedrale gotica

Questo è il testo musicato dal Fiammingo:

Vidi speciosam sicut columbam
ascendentem desuper rivos aquarum
Cuius odor vestimentorum
erat sicut flores rosarum
et lilia convallium

Quae est ista quae processit
quasi aurora consurgens,
pulchra ut luna, electa ut sol,
terribilis ut castrorum acies
ordinata?
Alleluia

La sua traduzione (al solito, badando non al bello stile ma a sostanza ed assonanza) potrebbe essere la seguente

 Vidi bella come colomba

che sale sopra i rivi delle acque

Il cui odore delle vesti

era come i fiori delle rose

ed i gigli delle valli

Chi è questa che sorgeva

quasi un aurora nascente

bella come la luna,

scelta come il sole,

terribile come una schiera ordinata per la battaglia?

Alleluia.

Al povero Cercatore saltano subito agli occhi le parole ‘Aurora consurgens‘ e poi, se si diletta di musica, anche ‘terribilis ut castrorum acies ordinata‘; allora, rileggendo il testo con più attenzione, non può fare a meno di notare i rivi delle acque, e la presenza di sole e luna. Persino quel ‘desuper‘, che ricorre nel testo di ‘Rorate coeli desuper‘ (ma ne parleremo un’altra volta), per non parlare della Columba, fanno risonare qualche campanellino nella sua povera testa innamorata d’Alchimia

Ma andiamo con ordine: Vidi Speciosam ut columbam: ho visto chi? manca il predicato verbale, che  è evidentemente sottinteso. Il testo è ‘evidentemente’  preso dal Cantico dei Cantici (ma anche qui, ci attendono delle sorprese), e quindi potrebbe essere sottinteso un ‘te‘: ‘Ho visto te, bella come una colomba‘. La sposa, l’amata, soggetto assieme all’equivalente maschile dei poemi di questo libro molto poco ‘clericale’, che celebra l’Amore, ovvero la forza che spinge alla congiunzione due esseri di genere opposto.  Ed a questo punto il tintinnio di campanelle diventa quasi un frastuono: una colomba che si leva desuper rivos aquarum non è più soltanto la visione bucolica di un uccello, per quanto grazioso, che spicca il volo sopra le sponde di un fiume, ma di qualcosa (che Filalete ci dice necessario nella seconda Opera) di volatile che sale al di sopra di ‘acque’.

Se questo è un dettaglio operativo, non vado oltre non avendo i mezzi ancora di verificarlo, ma confido nell’esperienzadi chi ha già accesso al Laboratorio. Voglio però soffermarmi un attimo sulla parola ‘desuper’ che, se la consideriamo come una preposizione (come apparentemente è qui) si traduce ‘sopra’, mentre come avverbio si traduce ‘da sopra’ e più specificatamente ‘dall’alto verso il basso’.  Allora, pur arrampicandoci (mi rendo conto) un po’ sugli specchi, considerando ‘ascendentem’ strettamente come participio di un verbo transitivo, ecco che la frase si trasforma, potendo tradursi ‘che ascende i rivi delle acque (che scorrono) dall’alto verso il basso’. Tirato per i capelli, mi rendo conto, ma è questa la direzione delle ‘acque superiori‘ auspicata dall’Alchimista. Infine, la parola ‘desuper’  mi richiama alla memoria alcuni setting musicali del testo ‘Rorate coeli desuper‘ il cui tema è la Rugiada, e del quale tratteremo sicuramente in un venturo post.

Dalla frase ‘terribilis ut castrorum acies ordinata‘ il nostro pensiero va immediatamente al bel Concerto a due voci e basso continuo all’interno del ‘Vespro della Beata Vergine‘ di Claudio Monteverdi, grandissimo compositore, egli stesso Alchimista (come si deduce dalla sua corrispondenza) che ha maturato quest’esperienza alla corte Estense di Mantova: in altra sede ebbi modo di sottolineare la sottile somiglianza fonetica e grafica, ma anche etimologica, di acies e di acier: acies in Latino sta per il ‘filo tagliente di una spada‘ o anche per ‘ferro tagliente‘, ma significa anche ‘lampo, fuoco dello sguardo‘ (ed in questo è più pregnante il paragone conservato da Monteverdi fra questo significato e la preghiera dell’amante di ‘distogliere lo sguardo‘), e per estensione anche il ‘brillare delle stelle‘.

Solo l’ultimo significato è quello di ‘esercito schierato in battaglia‘, di cui temibile è lo splendore dell’acciaio delle armi rilucenti (cioè dell’acier, appunto), altrimenti, ragazzi, qui si parla di una sola cosa, si parla della Luce, e dev’essere questo che ha indotto Pierre de Manchicourt ad accostare questo passo dei Cantico al precedente, pur avendoli tratti da due poesie diffferenti, il voler accostare la Luce (che sia delle stelle, della lama d’acciaio o di uno sguardo), a quella dell’Aurora, che pure annuncio di Luce è.

Aurora Consurgens

Naturalmente, non devo ricordare più di tanto che Aurora Consurgens è anche il titolo di un Trattato di Alchimia ricco di immagini, risalente credo al XV secolo, attribuito fra l’altro anche a Tommaso D’Aquino (con più saggezza,oggi attribuito ad un cosiddetto ‘pseudo Tommaso‘)

Ma come mai Pierre de Manchicourt sceglie di musicare questo testo? Aveva conoscenze d’Alchimia? Chi gliele ha trasmesse?

Più di una volta ci siamo posti questa domanda, e forte è la tentazione di dire’sì, era un alchimista’, e ‘sì, le ha ricevute dal suo Maestro, fiammingo ed alchimista anche lui (nel caso di Manchicourt parliamo di Thomas Crecquillon e di Nicolas Gombert: il primo ha composto un bellissimo ‘Vidit Jacob scalam‘, ed il secondo Media vita); Manchicourt è stato poi a Madrid maestro della ‘Capilla Flamenca‘, da cui provengono altri musici come Guerrero, de Morales, lo stesso Victoria, tutti che hanno musicato testi in cui si rinviene qualche insegnamento ermetico, una ‘costola’ spagnola della tradizione fiamminga… fantasie? Chissà, per ora mi diverto a tentare di dipanare questo ‘fil rouge‘, come qualche amico caritatevole mi ha insegnato, e domani, chissà…

Saluti dal Bosco

Chemyst

Una Pasqua Alchemica

Carissimi Amici,

non prendetela per pubblicità: è solo un racconto che, qui, posso fare, ma non là dove l’evento avverrà, dove queste note parrebbero parecchio eretiche…

E’ un concerto del Festival di Pasqua di Roma, dell’Insieme di Musica Antica ‘Fairy Consort’: musica sacra per una rassegna di musica sacra. E con un occhio di riguardo alla Pasqua, naturalmente: ecco perchè il concerto si conclude con un ‘Surrexit Pastor Bonus’ scritto da colui che si professa l’erede di Josquin Desprez, Jehan l’Heritier (che in Italiano sarebbe appunto Giovanni l’Erede), autore anche di uno struggente ‘Nigra sum’, pieno di malinconia e di bellezza (ma allora, esiste la malinconia dell’Alchimista?), il cui testo, tratto dal Cantico dei Cantici,  come ben sappiamo è un’allegoria della Materia Prima.

La Vergine Nera di Montserrat, Spagna

Ma ci sono altri brani interessanti, come ‘Orientis Partibus’, che sappiamo da Fulcanelli essere stato composto (almeno il testo) da Pierre de Corbeil (ne parlammo già a proposito di Patrem Parit Filia, Captain Nemo lo definì un Adepto), e che parla dell’Asino cui era dedicata la Festa in periodo natalizio: non va dimenticato però che l’Asino è presente alla Natività, ma anche all’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, che viene ticordato appunto alla Domenica delle Palme, ovvero la data del concerto.

Interessante anche l’Ave Verum Corpus di Desprez, a sole tre voci ma in mirabile contrappunto, il cui testo (che è un rapido excursus della vita terrena di Cristo, dalla nascita alla crocifissione) cela al Cercatore delle sorprese deliziose, se solo si prende la briga di aprire un buon vocabolario di Latino… ma ne parleremo, con calma, e a lungo, appena possibile.

Come non citare, poi, Vidit Jacob scalam di Thomas Crecquillon, splendido affresco assolutamente onomatopeico dal punto di vista musicale che non può non ricordare, ad ogni appassionato dell’Arte, la Premiere Planche  del Mutus Liber di Altus. Ma non mancano altri spunti, come la ‘Stella Splendens in Monte’ dedicata alla Vergine Nera di Montserrat (il Monte Serrato!), verso la quale corrono tutti, compresi ‘pauperes et divites’… oppure la ‘Salutation Angelique’ di Caulery di cui parlammo anche qui… o il brano iniziale, ‘Mors vitae propitia’, lampante già dall’incipit.

Basilica di S. Sabina all'Aventino

Il concerto avrà luogo domenica 28 marzo alle ore 20.30,  in Roma, alla Basilica di S. Sabina all’Aventino.  Sapere di qualcuno di voi Fratelli di Cerca fra la folla, sarà un conforto ed un auspicio di buona riuscita.

Chemyst