Cari Cercatori,
è Natale, da poco è trascorso il Solstizio d’Inverno, poco prima c’è stata Santa Lucia, a breve si ricorderà San Giovanni l’Evangelista.
Tante ricorrenze concentrate, attorno al Rinnovamento della Luce, fatto astronomico, sì, ma non solo. E’ un momento dell’anno particolare, è l’anno che si chiude (ai nostri tempi), è il momento in cui il Sole, Luminare simbolo principe della Divinità e motore della Vita, sembra anche lui fermarsi e riflettere.
E’ la fine di un ciclo, che coincide con l’inizio del successivo, nell’oscillante dualismo dei nostri tempi, fino alla loro fine, un Ouroboros che scandisce la nostra vita quotidiana e quella spirituale, è il momento buio come la terra profonda in cui germoglierà un seme di rinnovamento.
E’ il tempo della riflessione e dell’intuizione, lontano dai clamori deleteri dei commerci imposti dalla società del dio consumo, è quel tempo che Ungaretti, con saggezza preziosa, ci invita a cogliere, in modo discreto, nel suo più profondo senso etimologico:
Natale
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Non ci si deve fermare al fatto più evidente, ovvero un ritiro in solitudine, né associare tale solitudine ad un sentimento di tristezza. Il poeta anzi ci lascia due sensazioni in qualche modo confortevoli, un piacevole tepore che proviene da un camino acceso ed il diletto silenzioso del seguire, mentre egli medita o semplicemente lascia scorrere il fiume dei propri pensieri, le volute di fumo sprigionate dal fuoco.
D’altra parte le intuizioni, le perle preziose che illuminano, come una fiamma nel buio, la nostra mente distratta da mille fatue incombenze, avvengono in chi riesce ad astrarsi da un samsara ostinato, e una stanza buia, magari illuminata da un fuoco tenue, ne favoriscono il sorgere.
Ancora. è nel fuoco che si rinnova la Fenice, quella delle Cantilenae di Maier, avvampando e riducendosi in ceneri feconde che la rigenereranno. Ed è nei cicli, lenti o più veloci, dei processi di Laboratorio, che cogliamo spesso affinità fra loro, affinità che vanno colte superando i tecnicismi pur necessari alla corretta disposizione delle materie in gioco, siano esse minerali, filosofiche o spirituali.
Ma è anche il momento della Stella, alla cui ricerca si sono devoti i Magi, dal lontano Oriente fino alla notte buia dell’antro ‘in cui luce non era mai stata‘. Eppure, quella notte la luce della Stella rischiarava l’aria più dello stesso Sole.
La Stella, segnale importante per chi cammina sui passi della Dama, che ricorre a conferma e conforto dell’Alchimista, Mago egli stesso.
E’ con maestria estrema che Clemens non Papa rende l’atmosfera mistica di una Cerca, secondo me non solo dei tre Magi, ma anche di ognuno di noi. D’altra parte in più di un’occasione abbiamo rilevato come Clemens, pur non essendo fra coloro che Rabelais indica fra i musici illuminati (solo per questioni ‘geografiche’, non essendo uno degli autori stampati da Attaingnant o Moderne) spesso lascia traspirare piccoli segnali, come nella sua ‘Pere eternelle’ (qui ).
D’altronde anche brani più antichi, del repertorio medievale, come l’anonima ‘Personent hodie‘ utilizzano una modalità similare, e forniscono immagini testuali che costituiscono, per il Cercatore accorto, possibili indicazioni operative:
Nella versione pur modernizzata dalle splendide voci di queste ‘puellae cantrices‘ del canto reso noto dall’esser raccolto nelle ‘Piae Cantiones’, infatti, il ‘rector supernorum‘ nasce nella stalla delle bestie avvolto in stracci, e nel contempo perde le proprie spoglie il ‘principe degli inferni’: uno dei nomi con il quale si indica per metonimia il luogo della dannazione eterna dovrebbe risultare evidente a chi predispone – in questi giorni e nei prossimi – un componente essenziale.
Ancora si potrebbero trovare spunti utili in queste due composizioni, soltanto porgendo attenzione a termini ed etimi, ma preferiamo fermarci qui, per restare anche noi, per pochi giorni, fermi come il Sol Invictus, per raccoglierci in noi stessi e ricominciare il Cammino.
Verso Compostella.
Buon Natale a tutti.
Chemyst