Sinceritas

Cari compagni di cerca,

auguro a ognuno di voi di trovare un amico, anzi un Amico, dotato della rara dote, scomoda, ruvida a volte, della sincerità.

È una dote che si riconosce da lungi, e se volete non parlo di distanza (o soltanto di distanza) ma di profondità.

Ne nostro mondo Fatto di ricerca, delicata ma spasmodica, di risonanze, simpatie e affinità, cogliere quell’identità di un “clock“ interiore è fonte rara di gioia. Al punto che lo scopo di un viaggio di ore per sfruttare la “coincidenza“ (ma nulla è per caso) del suo passaggio nelle natie Marche Italiche, volto a testimonianze e racconti, esita in un abbraccio d’anime fatto di generosità e doni reciproci ben al di là dello scopo, pur nobile, della mia incursione.

Schiaminossi Raffaello, Sinceritas, 1605

Dalla sua Sveti Rok, dove arderà nuovamente la fiamma del suo Athanor, la narrazione (frammentaria! o tempo tiranno) spazia dallo sciamanesimo alla beat generation, dall’Arte Sacra dell’Alchimia a quella dei Pittori del Rinascimento, dalla Musica di quel tempo all’inquinamento delle “onde“ di cui paventava (ahimè, quanto giustamente) Canseliet, fino alle terre promesse d’Armenia e d’Azerbaijan, forse proprio là dove la vita si riunirà in un solo spazio. E sullo sfondo, quelli che ne hanno parlato: Fulcanelli, Canseliet, Laplace…

È stato un ritrovarsi e riconoscersi, oltre le ferite e le battaglie, le medaglie e le perdite che entrambi abbiamo portato in dote, d’ambo le parti giudicandolo un privilegio.

Non dirò (non gli piacerebbe) chi è quel Fratello che mi ha reso così felice, ma testimonio che esiste, che cammina (felice? Più di molti!) e che conosce, molto di più di tanti pretesi maestri e fratelli maggiori, profondi segreti di Madre Natura e Dama Alchimia.

A lui, grazie dal profondo del cuore.

Chemyst

Equinozio

Cari Cercatori,

ancora una volta la rivoluzione del globo terraqueo ci riporta al punto Gamma che quest’anno è caduto il 20 marzo alle ore 4:06 italiane.

Un caro amico mi ha inviato questa bella fotografia, che spiega meglio di tante dotte parole quanto accade in quel singolo istante:

Al di là di tanta retorica che verrà sicuramente riversata in molti blog e altri social media, importa sottolineare quanto la Natura abbia meccanismi di grande precisione ed efficacia, e come essi rendano evidente la profonda connessione di ogni cosa, di ogni singolo evento.

Questo non significa che tutto sia predestinato o prestabilito, piuttosto ammonisce che le nostre azioni, il frutto del nostro ‘libero arbitrio’ si inscrivono all’interno di una cornice straordinariamente sfaccettata e complessa, cornice niente affatto passiva, anzi, estremamente interattiva con ogni nostra attività, incluso il pensiero. Su questo Canseliet attira la nostra attenzione, nel suo noto capitolo ‘Condizioni esteriori‘ (non solo fisiche o meteorologiche!) nel prezioso ‘L’Alchimia spiegata sui suoi testi classici‘.

Così non posso non rilevare che quando un Fratello ‘per ignem’ decide di postare questo splendido brano di Girolamo Frescobaldi…

… il fatto non può decisamente essere del tutto casuale. Ecco lo spartito, dal quale si potrà evincere il testo ricco di contenuti significativi per ogni alchimista:

È palesemente (apparentemente?) un testo amoroso, ma termini e allegorie hanno possibili altre letture: vediamone alcune.

Se l’aura spira’ è una ricorrente allegoria del Mercurio (‘il vento l’ha portato nel suo ventre’) e ‘la fresca rosa’ rimanda ai significati rosacrociani e alchemici a tutti noti. Più avanti una siepe (qualcosa di vegetante, di color verde, colore indicato con ‘di bei smeraldi’, al plurale, ad indicare la crescita di gemme cristalline di color verde: il nostro Vitriol. Penso che l’autore del testo avrebbe potuto limitarsi a La siepe ombrosa d’un bel smeraldo, se avesse voluto limitarsi a parlare del colore. Il colore stesso peraltro, primaverile per eccellenza, è il chloròs indicativo (su tutti i piani) dell’azione dello Spirito Universale. Ed il Vitriol non teme le temperature elevate (‘d’estivi caldi timor non ha’). Si nomina poi un ‘chiaro fonte’ che sgorga ‘dall’alto monte’ e che ci fa pensare proprio a quel Mercurio che sgorga dalla roccia colpita (la ‘rupe scissa’) dalla verga di Aronne.

Lascio alla fantasia di chi legge fantasticare sugli ultimi due versi, raccogliendo l’invito, espresso velatamente (toh, una vela…) già in premessa, di scacciare i ‘venti di crudeltà‘ che copiosi imperversano sul mondo, ma dal quale non sono esenti neppure alcuni di noi, con danni a distanza e su di sé che sono inevitabili e, tristemente, negati o non percepiti.

Grazie dunque a Jean Artero per la segnalazione musicale ‘sincronica’, e Buon equinozio!

Chemyst

Piccole Annotazioni sulla Musica Filosofale

Carissimi,

sapete bene quale interesse io riponga nelle connessioni fra Musica e Alchimia, dunque il libro di Luigi Polsini ‘Piccole Annotazioni sulla Musica Filosofale‘, edito da Stamperia del Valentino, ha sin dal titolo attratto la mia attenzione.

A dispetto delle dimensioni, si è rivelato un testo denso di informazioni preziose, sia musicali sia esoteriche, disposte con rigore logico ed esemplare chiarezza. In esso l’Autore passa in rassegna una gran messe di informazioni sia di teoria che di storia della musica, correlandole con spiegazioni sia di Fisica Naturale che di Metafisica.

Scorrendo infatti già soltanto l’indice si comprende l’ampiezza degli argomenti trattati: Il Suono e la Creazione, la Risonanza, il Terzo Suono, Suono e Segno, la Forma Sonata e la Tradizione, la Rosa+Croce e la Musica, Storie di Musiche Perdute e Ritrovate.

Il libro ha avuto ampia diffusione negli ambienti esoterici e musicali, e di seguito ne riportiamo una testimonianza in occasione di una presentazione per l’Accademia Nazionale dei Filaleti, a Perugia, circa un anno fa:

L’estrema competenza che mostra nel campo musicale gli deriva da una vita intera di studi ed esperienze: contrabbassista, si dedica successivamente alla viola da gamba divenendone un virtuoso, ed allargando il proprio interesse anche alle antiche viole medievali (‘vielle’) ed al liuto medievale.

Membro di numerosi Ensemble di musica antica, incide diversi CD soprattutto di musica del Medio Evo. Nel frattempo lavora come consulente musicale per la RAI, curando l’aspetto musicale di molti programmi radiofonici e televisivi, anche in veste di autore.

Tornando al libro, è stato scritto nel 2021 ma a causa della pandemia SARS COv-2 una presentazione prevista a Chieti nella rassegna ‘Musica e…’ è saltata. Si è però presentata l’opportunità di farla nei prossimi giorni, all’interno dei ‘Salotti Culturali Teatini’, iniziativa che coniuga presentazioni di libri con esecuzioni musicali, per la quale il libro di Luigi Polsini appare essere perfettamente indicato.

Ghiotta occasione dunque quella di Chieti per questa esplorazione musicale e metafisica, nella quale non mancano aspetti legati all’Alchimia (un esempio su tutti: le proporzioni) e si concluderà con l’esecuzione proprio di autori cui è cara Dama Alchimia (detta anche Arte di Musica), quali Athanasius Kicher, Michael Maier e John Farmer… e non solo.

Dialogheranno con Luigi due musicisti, Marco Giacintucci e Luca Dragani, che parteciperanno anche alle esecuzioni musicali, e passi scelti e significativi del libro saranno affidati alla lettura della giovane scrittrice Carmela Santulli.

Un caro saluto

Chemyst

Jean Laplace: una biografia

Esce in questi giorni un articolo di Luca Dragani sulla rivista Bérénice che ricostruisce, sulla base di scarse notizie sparse qui e là in alcuni libri, una biografia possibile di Jean Laplace.

La copertina della rivista ‘Bérénice’

Al di là della possibilità concreta – come onestamente indicato dall’autore – di poter integrare quanto scritto, l’importanza (sancita da una lusinghiera presentazione da parte del board nell’editoriale della rivista) è quella di poter disporre di una prima linea biografica, indagata su autentiche fonti e non (o non soltanto) su leggende o dicerie.

Un estratto dall’Editoriale della rivista Bérénice

È presentata come una “prima ricognizione”italiana, ed è senz’altro vero, ma non ci risulta ne esista ancora una in francese.

Un aspetto originale dello studio è stato il correlare alcune testimonianze scritte con fatti documentabili da fonti disparate, quali la data e il luogo delle sue Hermetiques Ballades, o piccoli segnali disseminati in alcune sue pubblicazioni, in particolare l’Index Canseliet.

Per il reperimento delle fonti l’autore ha attinto alla propria biblioteca, ma si è avvalso anche della preziosa collaborazione di un autore francese, Jean Artero, generosamente prodigo nel fornire copia delle proprie fonti dirette, oltre al poter consultare online il suo blog tenuto con Archer, unico sito web francese (dedicato a Julien Champagne) in cui è possibile reperire qualche informazione su Laplace.

La prima pagina, contenente l’abstract dell’articolo

Anche testimonianze di chi lo ha conosciuto hanno contribuito a definire meglio questo singolare Figlio di Ermete.

Naturalmente, mancano dei tasselli che rendono alcuni aspetti della vita di questo a suo modo straordinario alchimista misteriosi ed intriganti.

Il suo progressivo allontanarsi da “scenari“ affollati fino all’isolamento degli ultimi giorni, sul quale l’autore volutamente tace, rendono l’idea del fatto che Laplace abbia raggiunto un risultato, in termini alchemici, talmente avanzato da non poter essere condiviso neppure con gli amici ed i compagni di viaggio più stretti, come persino Paolo Lucarelli, il quale fu molto addolorato di non aver avuto più sue notizie, e costernato nell’ apprendere della sua prematura dipartita (fonte: Marwān).

Su quanto riportato (e anche su quanto non riportato) si potrà liberamente discorrere e anche – pacatamente – discutere, senza poter travalicare alcuni limiti che ci sono imposti dal rispetto della memoria di Jean Laplace.

Convinto che curiosamente ci osservi dal suo Locus Amoenus, mi auguro sia lieto del perpetuarsi in questa Manifestazione del suo ricordo.

Buona lettura, per chi vorrà.

Chemyst

Il Drago e la Principessa

Cari Cercatori,

sempre più di rado ci viene data la possibilità di parlare di Alchimia e di incontrare chi davvero la pratichi.

È questo il caso di Marwān, al secolo Fiorella Negro, autrice fra l’altro de ‘Il Drago e la Principessa’ per la casa editrice Jouvence.

Il libro è uscito nel 2022 ed è un volume di oltre 400 pagine, ricco di riferimenti pittorici e di note e didascalie, ognuno dei quali può essere ulteriore spunto di ricerca per i più curiosi (e gli alchimisti lo sono).

Di seguito la locandina diffusa online mediante la pagina Facebook ‘L’Arte del Fuoco’, che contiene, oltre ad informazioni su data e luogo, anche note bio-bibliografiche sull’Autrice.

La locandina dell’evento

Per chi volesse, uno sguardo autobiografico di Marwān sull’Arte è oggetto della precedente pubblicazione ‘L’Arte del Fuoco’ del 2019, sempre per Jouvence.

La lettura de ‘Il Drago e la Principessa’ è invece un’avventura caleidoscopica che coinvolge il lettore in un viaggio affascinante fra arte e simbolo, nel quale l’Autrice, con il riferimento tematico del titolo quale barra del timone, ci guida con metodo rigorosamente scientifico, poggiato su una solidissima e ricchissima bibliografia, attraverso pittura e arte in generale da cui estrae puntualmente insegnamenti preziosi che correla a passi dalla sterminata bibliografia alchemica, che evidentemente conosce e maneggia con disinvoltura.

Un passo dal capitolo La Saggezza del Serpente

Accanto a tanta ricchezza, frammisti ad essa, squarci improvvisi di amore per la Natura, con la quale Fiorella intrattiene da sempre un rapporto privilegiato e che ci narra con gioia infantile eppure con una profondità di sentimento che stupisce e che accende nel cuore del lettore quasi una nostalgia e un richiamo per quella dimensione trascendente e metafisica che è essenziale in Alchimia, che rimanda a quella ‘Forza forte di ogni forza’ che Dante c’insegna ‘move ‘l sol e l’altre stelle’, un misto di Amore incondizionato e di Abbandono.

Chi ne abbia la possibilità, non trascuri l’occasione: il 25 febbraio alle 17:30 a Bologna, Royal Hotel Carlton.

Chemyst

Il vero autore di un libro

Cari Cercatori,

nel proseguire le mie ricerche su Jacques de Senlecques figlio, linguista, musico, editore parigino del Seicento di diverse opere di carattere alchemico, mi sono imbattuto in alcune attribuzioni che mi sono parse discutibili.

La ricerca era partita, già diverso tempo fa, dal frontespizio del Traite de l’Eau de Vie di Jean Brouaut1, poiché conteneva immagini musicali e alchemiche insieme, frontespizio che aveva attratto già la considerazione di Eugène Canseliet in ‘Due Luoghi Alchemici2 :

Canseliet inoltre utilizzerà anche l’immagine dell’Escusson harmonique (anch’esso di grande interesse per le medesime ragioni del frontespizio) il quale, come spiega lo stesso Senlecque, rappresenta il suo personale marchio tipografico, alchemico e armonico. Egli lo riproduce in una versione colorata, in un altro libro, Trois traités alchimiques3 .

Jean Brouaut è stato un personaggio singolare e controverso, deceduto molti anni prima (1606) che Senlecque decidesse di pubblicare il suo manoscritto. Esso è stato acquisito nostro editore (arricchendolo con un proprio Avviso al lettore e una Spiegazione, dal precedente possessore, il collezionista ed erudito Balesdens.

Senlecque utilizzerà la medesima immagine di frontespizio per altre pubblicazioni a carattere alchemico, e fra queste anche per ‘Abrege de l’Astronomie inferieure‘, che reca come autore un tal Jean de Bonneau.

Jean de Bonneau in effetti potrebbe far pensare a un ‘nom de plume’ alchemico per via della facile ‘cabala fonetica’ ‘Bonne Eau’, letteralmente l’acqua buona. Ed è con questa firma che Jacques de Senlecque ha pubblicato l’Abrégé de l’astronomie inférieure des sept métaux: Harmonies des systemes de ces sept planètes ensemble des douze signes du zodiac & autres constellations du ciel des philosophes hermetiques, in due edizioni, nel 1645 e nel 16464

Orbene, basandosi su affinità stilistiche e di contenuto, ancora oggi la Biblioteca nazionale di Francia (BnF) ha stabilito che sotto lo pseudonimo di Jean de Bonneau si celi lo stesso Brouaut. Per tale ragione verosimilmente tale identificazione è riportata anche da Claude d’Ygé nella bibliografia del suo libro Nouvelle assemblèe des Philosophes Chymiques Apercus sur le Grand-Oeuvre des Alchimistes5

Secondo Suzanne Colnort6, tuttavia, che viene ripresa in questo parere anche da Francois Secret7, il misterioso I.D.B., firmatario di una delle lettere di approvazione del trattato di Brevotius e che Senlecque dichiara di stimare molto, è proprio Jean de Bonneau, autore dell’Abregè de l’Astronomie Inferieure

Le due ipotesi sono ovviamente in assoluto contrasto, in quanto sappiamo che Brouaut è morto in carcere nel 1604 a Carentan. D’altra parte lo stile di I.D.B., firmatario della lettera, ci appare più sintetico e anche più diretto di quello dell’autore del ‘Traitè de l’Eau-de Vie’ ed invero mostra una reale competenza in materia di alchimia. 

Inoltre, a favore di questa ipotesi (che riporterebbe I.D.B. ad essere un contemporaneo di Senlecque e non un autore morto prima della sua nascita) c’è il “Privilege du Roy“ a firma di Denisot con cui I.D.B. cede i diritti di pubblicazione del suo ‘Abrege‘ a Jacques de Senlecque: come si può leggere chiaramente nell’immagine, il consigliere del re Denisot identifica I.D.B. con Bonneau poiché letteralmente si riferisce a lui come  ‘dudit Bonneau’.

In qualche modo analogamente al Traitè di Brouaut, anche Jean de Bonneau tratta di temi astrologici che chiaramente, nel corso dello scritto, si riferiscono ad aspetti dell’Arte del fuoco, chiarendo così anche il senso del titolo.

Jean de Bonneau e Jean Brouaut saranno stati indubbiamente di due autori poco noti, ma con i loro scritti testimoniano la vivacità dell’ambiente alchemico francese del XVII secolo, vivacità alla quale anche il bravo Jacques de Senlecques II ha dato un pregevole contributo, come sottolineato dallo stesso Canseliet. Ci è parso pertanto utile chiarire e precisare le relative attribuzioni autoriali.

Chemyst

  1. Jean Brouaut, Traité de l’Eau de Vie, ou Anatomie théorique et pratique du vin, Paris, 1646, Jacques de Senlecques fils ↩︎
  2. Eugène Canseliet, Due Luoghi Alchemici, Roma, 1998 ?, Mediterranee ↩︎
  3. Eugène Canseliet, Trois ancien traités alchimiques, Parigi, 1975, Pauvert ↩︎
  4. Jean de Bonneau, Abrégé de l’astronomie inférieure des sept métaux: Harmonies des systemes de ces sept planètes ensemble des douze signes du zodiac & autres constellations du ciel des philosophes hermetiques, Paris, 1645 e 1646, Jean de Senlecque fils ↩︎
  5. Claude d’Ygé de Labatiniére, Nouvelle assemblèe des Philosophes Chymiques, Paris, 1954, Dervy-livres ↩︎
  6. Suzanne Colnort Un traité de thérapeutique au XVIe siècle: Brouaut et la panacée alcoolique. Revue d’histoire des sciences  12-4:1959, 301-313 ↩︎
  7. François Secret, Littérature et alchimie au XVIIIe siècle: L’Écusson harmonique de Jacques Sanlecque, Studi Francesi 47-48 (1972): 338-346 ↩︎

Divagazioni sparse d’estate

Cari Cercatori, Sognatori & Appassionati,

sarà il caldo? L’ultima volta che ho usato questa espressione era un pretesto per un’analisi un po’ visionaria dello Scherzo di Monteverdi ‘Damigella tutta bella‘ dal Libro X. Che poi, forse, apprendendo quanto addentro fosse il più autorevole compositore del Seicento nella materia alchemica, tanto visionario non era.

Stavolta no, e forse anche la risposta alla domanda è la medesima: no. Perdonatemi, sarò vago volutamente, e chiedo scusa a coloro che stanno seguendo con interesse i piccoli sentieri che ho trovato giocando con luci e suoni, e prometto che – passato il caldo – ci torneremo, assieme.

La risposta dunque è no perché il ‘problema‘ non è contingente, ma viene da lontano, fossi in ospedale direi che è ‘cronico’. Si è anche accentuato a causa di quanti – chi più, chi meno – sono risultati colpiti o danneggiati dalla pandemia da Coronavirus II o, come tecnicamente si chiama, SARS COV2, più ‘popolarmente chiamato Covid 19. Con la voglia di dimenticare le sofferenze, le perdite dei propri cari, ma anche le ‘insofferenze’ a misure di salute pubblica, si sono infatti generati mostri (chi diceva ‘Il sonno della ragione genera mostri’?, ah sì, Goya) immaginari quali scienziati pazzi al soldo di gruppi segreti allo scopo di imporre nuovi ordini mondiali… Se prima c’era comunque chi cercava colpe in ‘circoli occulti’ o in immaginifiche sedi di potere, dopo la pandemia sono cresciuti in misura esponenziale, esattamente come fanno le infezioni virali.

Peccato per il risultato finale (il Nuovo Ordine Mondiale o baggianate similari), mi verrebbe da dire, visto che un po’ matti lo siamo anche noi, con i nostri sogni benedetti di guarire il mondo o la materia con poche, semplici operazioni che conduciamo in segreto. Per fortuna ognuno per proprio conto, quindi non ‘al servizio di‘ chicchessia. E i piccoli segreti che in laboratorio Natura elargisce (ai meritevoli? ai costanti? ai benvoluti?) si proteggono da soli, perché raccontarli a chi non è arrivato fin lì è come parlare a un sordo, oppure a uno straniero. Né esistono chiavi (tantomeno conclavi) che possano imporre di divulgarli, men che meno utilizzarli a scopi che – per fortuna – non riesco neppure a concepire.

Certo, anch’io sarei riservato se sapessi allestire una bomba H sul fornello di casa“, si legge – cito a memoria – ne ‘Il Mattino dei Maghi’ che tutti abbiamo in biblioteca. Aggiungerei che neppure ci interessa costruire una bomba H… può certo capitare di far esplodere un crogiolo, , di solito avviene per contaminazione in alcune operazioni preliminari, ma altrettanto spesso l’incidente (spettacolare? spaventoso?) resta confinato all’interno del proprio forno. Un po’ di accortezza, e non si ripeterà… non dovrebbe. In fondo, l’Alchimista resta un uomo, a meno di trasformazioni profonde in prossimità del ‘Donum Dei’, quindi pur sempre capace di sbagliare, di non vedere, di… soffrire il caldo. Non è difficile accorgersene, leggendo cosa scrive in pomeriggi assolati o in notti insonni per i più disparati ( e umani) motivi. In Laboratorio si è sempre soli, e quando c’è qualcuno, di solito (si te Fata vocant) è un benevolo angelo custode.

“Terribilis est locus iste!”… ma qualche musico accorto del passato professa un più mite “Vere locus iste sanctus est“.

Buen Camino, a tutti, ma proprio a tutti.

Chemyst

Le ‘Théâtre Chymique’ di Jacques II de Senlecque

Jacques de Senlecque è stato un editore parigino (1612 – 1659) figlio d’arte suo malgrado, terzogenito ed omonimo del padre. Inizialmente non destinata a lui ma al primogenito, ha preso in mano la tipografia di famiglia nel 1637 a causa della morte prematura del fratello Jean. Fino ad allora aveva studiato in Inghilterra, conosceva l’italiano, il latino il greco, l’arabo, il siriaco, il tedesco e lo spagnolo, aveva studiato Filosofia Scolastica ed era un abile musicista, secondo varie testimonianza un polistrumentista (il liuto e la viola da gamba fra i suoi strumenti).

Perduta è una sua raccolta di musiche, pubblicata presso se stesso nel 1637. Egli tuttavia pubblica numerose opere a carattere ermetico. In due di queste (BASILE VALENTIN, Révélations des mystères des teintures essencielles des sept métaux, 1645, e JEAN BROUAUT, Traité de l’Eau-de-Vie ou Anatomie Theorique et Pratique du Vin, 1646) aggiunge suoi testi, che spesso superano in valore quelli dell’autore1.

Egli elabora inoltre due immagini molto significative (accanto ad altre): lo ‘scudo armonico’ (“Escusson Harmonique”), emblema della sua stamperia, ed il frontespizio. Esse sono state riprodotte da Eugène Canseliet, che considera Senlecque un Alchimista degno di essere studiato, in due dei suoi libri2 (Alchimia 1 e Trois Ancient Traités d’Alchimie).

Nella sua edizione del trattato di Basilio Valentino, egli inserisce questo testo ‘Avviso al Lettore’ in cui parla del suo immaginifico ‘Teatro Chimico’.

* * *

La dicitura di ‘Teatro Chimico’ appare per la prima volta con il ponderoso trattato pubblicato a Strasburgo (Argentoratum) nel 1602 da Lazarus Zetzner e proseguito nei decenni successivi a cura dei suoi eredi con ulteriori edizioni fino al 1662; esso consisteva nella raccolta dei più importanti alchimisti di sempre accanto a testi ritenuti validi contemporanei3.

Oltre al Theatrum Chemicum di Zetzner, esistono anche altri esempi con questo nome. Uno di questi è il Theatrum Chemicum Britannicum, pubblicato a cura di Elias Ashmole4, edito nel 1652, che include ‘opere di filosofi inglesi… nel loro antico linguaggio’ di cui possiamo riprodurre il frontespizio:

Fig. 1: Frontespizio del Theatrum Chemicum Britannicum, 1652, racolta di importanti testi ermetici a cura di Elias Ashmole.

Curiosamente (ma non troppo) Ashmole definisce se stesso ‘Mercuriofilo Inglese’.

Nel titolo leggiamo inoltre che esso contiene ‘severall poeticall pieces of our famous english philosophers’: il riferimento artistico – letterario è quindi presente e giustifica l’uso del termine ‘Teatro’, anche se il Filosofo Ermetico è spesso definito ‘Poeta’ con riferimento all’etimologia del termine greco, che viene da ‘fare’, e si riferisce all’aspetto operativo, di Laboratorio, dell’Arte Alchemica.

In confronto a tali opere monumentali, il ‘Teatro Alchemico’ di Jacques de Senlecque può apparire poca cosa: tuttavia esso ha una sua rilevanza, essendo la dichiarazione di un programma editoriale ben preciso, orientato alla pubblicazione delle opere alchemiche degli autori che egli (non a torto) riteneva i più importanti5 e che ha riportato nell’immagine di frontespizio delle due opere (di Basilio Valentino e di Jean Brouaut) sopra citate.

Nel riprodurre di seguito il testo inserito da Senlecque all’interno del trattato di Basilio Valentino, avrei voluto mantenere la varietà tipografica dell’originale, con l’alternanza di corsivi, maiuscole e corsivi in maiuscolo utilizzati dall’Editore. Ci sono riuscito in parte: in realtà nelle parole tutte in maiuscolo nell’originale la prima lettera è di una dimensione maggiore delle seguenti.

L’EDITORE

AL LETTORE

Da:

BASILE VALENTIN

Révélations des mystères des teintures essencielles

des sept métaux,

Paris, 1645, Jacques de Senlecque

_________________________

AMICO LETTORE,

il Mio progetto essendo di farvi vedere la decorazione di un TEATRO CHIMICO6, sul quale non appaiono come Attori che persone7 d’autorità irreprensibile nell’intelligenza delle Meraviglie della TIPOGRAFIA o stampa delle firme, e dell’ARMONIA o temperie universale di tutte le cose più curiose che siano nella Natura, specialmente in ciò che riguarda la preparazionedel grande ELISIR o MEDICINA universale dei Filosofi ERMETICI.

Io pretendo di trovare la disposizione di questa impresa nella mia Marca o SCUDO Armonico e Tipografico8 di cui ho estratto il disegno d’una piccola figura9 che ho posto nel frontespizio di questo LIBRO in favore dei SETTE Autori marcati in esso, & in particolare di BASILIO VALENTINO & di ERMETE Trismegisto dei quali l’uno è d’Occidente e l’altro d’Oriente, i quali io spero dovranno essere i due principali Tutelari di questa Marca o SCUDO summenzionato.

La decorazione di questo TEATRO consisterà primariamente in SETTE Colonne diversificate, ognuna del Colore & circostanze particolari di Relazioni armoniche che si possono osservare nel Blasone di ognuno dei SETTE metalli.

Questo medesimo TEATRO sarà rischiarato da SETTE principali Candelieri di Cristallo, circondato ciascuno da molti piccoli brillanti, di tutti i Colori diversi dei Minerali & marcassiti che simbolizzano per ciascuno dei SETTE Metalli su allegati, che rappresenteranno la figura dei Caratteri dei SETTE Pianeti, dai quali dipendono i diversi Astri & Costellazioni composte ognuna di molte Stelle.

Fig. 2: Il cosiddetto ‘scudo armonico’ (Escusson Harmonique) concepito da Jean II de Senlecque, nella versione colorata rinvenuta e riprodotta da Eugène Canseliet, a suo dire eseguita da ‘un copista delle Opere di Filalete10.

Gli Attori della prima SETTI-mana11 saranno i SETTE Autori marcati nella detta figura di frontespizio di questo LIBRO, che sono ERMETE, Geber, Raimondo Lullo, Artefio, Basilio Valentino, Flamel e il Cosmopolita; fra di essi ce ne saranno due che cominceranno l’Ouverture di questo teatro, ovvero Basilio Valentino ed ERMETE Trismegisto Principe dei Filosofi.

Ognuno di questi Autori farà SETTE entrate di TEATRO che comporranno le SETTE scene di ciò per le quali voi intenderete (essere) meraviglie nel soggetto delle SETTE preparazioni che ho marcato con SETTE flaconi che sono rappresentati nella suddetta figura di frontespizio summenzionata, & per la spiegazione dei SETTE Caratteri apposti su di essi.

Questa prima SETTI-mana comincerà dal Mercoledì in onore del MERCURIO dei Filosofi, e poiché MERCURIO, secondo l’opinione degli Antichi nella loro Mitologia, è l’inventore della MUSICA che sarà a ciascun Intermezzo, laddove il concerto essendo a due cori, avrà uno dal lato d’Oriente & l’altro d’Occidente, sarà composto da SETTE voci & da SETTE strumenti i due principali dei quali saranno il Basso di VIOLA a SETTE Corde12, e un Clavicembalo organizzato per le risposte & i raddoppi del DIAPASON dei SETTE tubi che sono rappresentati nella piccola figura su allegata13. Se io avrò Tanta fortuna (Amico Lettore) da ricevere testimonianza della vostra approvazione su questo mio disegno, vi posso assicurare che apporterò tutta la diligenza possibile per mettere in luce a voi il resto dei SETTE Trattati manoscritti di Basilio Valentino che io ho tradotto in Latino dalle sue opere stampate in Germania, che non sono ancora state viste né in Latino né in Francese, le quali vi prometto in traduzione Francese; nelle quali io spero così di farvi apparire in uno stile molto più intelligibile che non sia mai stato fatto prima d’ora i vari sentimenti di ERMETE Trismegisto nel suo trattato Arabo della Rivelazioni dei SETTE SIGILLI Egiziani, il quale potrà essere seguito dai SETT-anta Trattati di questo Principe dei Magi o Filosofi d’Oriente, visto che si ritiene che egli abbia scritto in Arabo più di trecento volumi per realizzare il Corso perfetto della MEDICINA Filosofica, che si chiama ERMETICA, in ricordo di tale vero Interprete della Filosofia naturale e soprannaturale.

Dopo ciò, seguendo il favorevole accoglimento che voi farete ai due autori sunnominati, io potrei così mettere sotto la Pressa numerosi trattati dei rimanenti dei SETTE che sono nella detta figura14, entro la quale io spero che questo ammirabile GENIO del Martire & Religioso illuminato RAIMONDO LULLO, questo Principe dei più dotti Filosofi d’Occidente, che si ritiene abbia scritto in Latino più di trecento volumi sulla MEDICINA universale dei Filosofi, mi sarà favorevole per voi fare vedere per l’Elite (per scelta, una selezione) dei circa SETTanta dei suoi più bei trattati, tutti quelli che si può desiderare dai più curiosi sui meravigliosi effetti della vera ALCHIMIA, & potrei cominciare dai suoi trattati delle SETTE ruote della Filosofia15.

E se mi è permesso aggiungerò ancora le opere di diversi altri autori che la singolare dottrina ha reso raccomandabili nell’una & l’altra MEDICINA, come fra gli altri Henry Khunrath, che la Germania ci ha prodotto, del quale io vorrei mettere in luce SETTE trattati che non sono stati ancora visti in Francese, cioè l’Anfiteatro16,l’Apocalisse, il Trattato del FUOCO17, della Magnesia, del’Athanor, del Simbolo e della Confessione.

Il primo di questi trattati18 insegna il mezzo per pervenire alla saggezza Eterna per SETTE gradi (che quest’Autore chiama Teosofici)19 per mezzo dei quali si arriverà alla porta di questo Anfiteatro che è diviso in SETTE Cellule, in onore delle SETTE divise o SETTE leggi dell’Oracolo che egli chiama Cristiano-Cabalistico, Divino-magico & Fisico-Alchemico.

Fig. 3: Il Frontespizio realizzato da Senlecque per i due trattati di Basilio Valentino e Jean Brouaut da lui pubblicati nel 1645 e 1646.

In breve per completare questo TEATRO Alchemico & non lasciare nulla da desiderare, nelle prove delle verità della Filosofia ermetica, potrei inoltre, per mia volontà di divertimento (consolazione) redigere per SETTI-mane, & unire a questo progetto i trattati più considerevoli di Arnaldo da Villanova, di Rupescissa, del Conte Bernardo Trevisano, di Morieno, di Isacco l’Olandese, Paracelso, Khalid, Albumasar, Rashid B, Ali senior, Pietro Bono, Rossino, Guglielmo, & Cristoforo Parigino, Polifilo, Rhasis, Sinesio, Damasceno, Avicenna, Platone, Mehun, Ripley, Augurelli, d’Austin, Bacone, Pontano20, Zaccaria, di Agricola, del Principe della Miranda21 & altri22; fra i quali gli uni essendo trattati delle SETTE Clavicole o SETTE Querce della Filosofia; gli altri delle SETTE Chiavi del Paradiso; un altro ha composto lo Specchio dell’Alchimia diviso in SETTE Capitoli ove le SETTE lettere iniziali esprimono di seguito il nome di uno dei SETTE Pianeti Ermetici23. E se io riconosco che essi sono curiosi di vedere ancora le belle ricerche che sono nelle opere di Maier, io ne potrei stampare SETTE trattati dei quali il primo è intitolato SETT-imana Filosofica24.

Fig. 4: Probabilmente Jacques de Senlecque si riferiva a questa edizione della Settimana Filosofica di Maier, edita in Latino in Germania nel 1620 (vide nota).

Infine, per concludere il mio primo & particolare disegno in favore della TIPOGRAFIA & dell’ARMONIA, io spero che il LETTORE Curioso meditativo potrà congetturare facilmente per mezzo della lettura del LIBRO che segue, che l’invenzione & l’esercizio della nobile Arte della TIPOGRAFIA è del tutto Filosofico, allorché gli piacerà fare riflessioni sulle prerogative & altri vantaggi che BASILIO VALENTINO attribuì a MARTE & VENERE Ermetici25, che potrebbero essere gli ipotetici Agente & Paziente dei Filosofi; & allorché egli vorrà metterli in Parallelo con le diverse circostanze della fabbricazione26 & dell’uso dei Prototipi e dei Punzoni di STAMPA poiché essendo l’Acciaio simbolizzato con MARTE & poiché essendo le matrici di rame sono una medesima cosa con VENERE: oltre a ciò gli Stampi dei Caratteri meritano di essere comparati al vaso nel quale si fa la generazione ermetica; & specialmente si potrà osservare che il SEGRETO della trasmutazione metallica di SATURNO di cui parla il nostro Autore alla fine di questo Trattato si pratica nella proiezione Filosofica & Tipocusica27 che si deve fare sul medesimo SATURNO, che è la base della materia di detti Caratteri e TAVOLE di STAMPA28.

Fig. 5: Ritratto di Heinrich Khunrath, da un’edizione del suo trattato più noto del 1609.

Infine, se si osserva ancora ciò che ha descritto nel LIBRO che concerne la Carta da Stampa, si troverà che la sequenza delle operazioni filosofiche viene esattamente rappresentata; & a riguardo dei misteri Fisici che sono celati nell’operazione di cui ci si deve servire per fare l’Inchiostro dal quale si Stampa, io spero di farvi vedere tramite altri trattati più oltre, ciò che numerosi grandi29 Autori hanno scritto del Dissolvente o Olio dei Filosofi; cioè la Vernice Oleaginosa in cui essi facevano la Dissoluzione di ciò che chiamavano nigrum nigrior nigro30; donde verosimilmente il saggio Raimondo Lullo ha avuto occasione di comporre il trattato intitolato Tractatus Atramentorum31: “de forte” che non è senza motivo se io so sostenere e sfidare a provare più ampiamente che c’è di questa dotta Arte di STAMPA che i Curiosi si debbano sperare delle figure più spontanee & dei Tipi i più perfetti dei misteri ammirevoli della Fisiologia la più curiosa; vedere ugualmente della Teologia la più contemplativa.

Fig. 6: Frontespizio dell’edizione del 1646 del Trattato di Basilio Valentino da cui è tratto l’Avviso al Lettore in cui Senlecque parla del suo ‘Théâtre Chymique’ (Fonte: Google libri).

Questo trattato delle TINTURE potrà rendere il Lettore Curioso amatore dei due Colori principali della Filosofia ERMETICA, che potrà osservare per [tramite di] questo libro [e] non aspirare che al bianco o al rosso; & se egli cade dopo ciò nel sentimento di molti che stimano che la GRAPPA di radice sia una delle più considerevoli materie di questi Filosofi, o che il Succo di questa GRAPPA possieda naturalmente e per preferenza l’uno o l’altro di questi due colori; io lo invito a chiarire il loro uso, e voler vedere un altro libro che io ho nuovamente ottenuto di Stampare che tratta molto curiosamente dell’ANATOMIA teorica & pratica del VINO32, & dell’uso vantaggioso della sua ACQUA DI VITA alcolizzata33, che i Filosofi chiamano il loro CIELO, nel quale si possono porre tutti i Pianeti & le costellazioni dell’Astronomia inferiore34, e particolarmente questi due grandi luminari del SOLE & della LUNA Ermetici35 chiamati volgarmente ORO e ARGENTO potabili, in cui le virtù sono così ammirabili e così efficaci, che non ha pressoché niente di impossibile in questo mondo chi ne possieda il TESORO36, così che il curioso Lettore potrà, se gli piace, osservare più a lungo dentro un altro Trattato che io ho stampato da poco tempo sull’Astronomia inferiore dei SETTE METALLI, & sull’ARMONIA dei loro sistemi37; insieme dei dodici segni dello ZODIACO & [delle] altre costellazioni del CIELO dei Filosofi ERMETICI.

E riguardo all’ARMONIA; sia che si consideri quella dei suoni chiamata MUSICA; o allo stesso modo quella delle relazioni& giustificazioni esatte dei Caratteri & TAVOLE di una bella & Corretta stampa senza scrivere in questo luogo i curiosi ragionamenti dell’incomparabile Raimondo Lullo e altri: io mi accontenterò di dire in termini generali che non si può sperare in geroglifici più notevoli per rappresentare l’ARMONIA della vera Logica che insegna i veri accordi di uno o più attributi con un soggetto, in cui consistono le vere conoscenze di tutte le facoltà della Scuola & di tutte le scienze più di rilievo, & in particolare la SINFONIA delle Inclinazioni Magnetiche degli Elementi o Principi, & delle qualità o temperamenti di tutti i Mistiche sono nell’UNIVERSO; & specialmente quella dei diversi Caratteri delle Passioni; o delle Materie Filosofiche, la Melodia & accordo pacifico delle quali è il fine principale di tutti coloro che si applicano allo studio della TEOLOGIA morale & della FISIOLOGIA universale dei Filosofi ERMETICI.

CONSIDERAZIONI

L’idea del ‘Theatrum Chemicum’ (che va tradotto, secondo il nostro parere, non con ‘Teatro Chimico’, bensì con ‘Teatro Alchemico’ per non generare confusione in chi legge) il nostro erudito musico e tipografo la riprende, come accennato, dall’opera monumentale di Zetzner, alla quale verosimilmente si ispirerà anche Elias Ashmole.

La dimestichezza con la pratica e la teoria musicali di Jacques II de Senlecque correda la descrizione con una ‘visione’ di tipo effettivamente teatrale, scenografica, direi quasi operistica nel senso in cui si sta sviluppando (in Italia, principalmente) l’arte dell’Intermezzo e che evolverà nell’Opera Lirica emancipandosi dalla propria iniziale funzione di elemento di separazione fra le varie scene in cui con la musica si intrattiene il pubblico a teatro.

Questo avviene già nel 1589, a Firenze, con ‘Gli Intermedi della Pellegrina’, realizzati per il matrimonio di Ferdinando de’ Medici con Cristina di Lorena che superarono di fatto in importanza l’opera di teatro ‘La Pellegrina’ di Girolamo Bargagli, anche se ancora si dovrà attendere per avere un’opera teatrale con musiche scritte da un solo autore, mentre questi intermedii contengono musiche di Cristofano Malvezzi, Emilio de’ Cavalieri, e molti altri.

Senlecque concepisce dunque sette intermezzi di sette scene, con due cori a sette voci, con clavicembalo e organo (egli cita ‘il diapason di sette tubi’ presente nel suo ‘Scudo Armonico’, ovvero un piccolo organo positivo38) ed altri strumenti (la viola a sette corde), e si preoccupa anche delle scenografie, il tutto con un profondo significato simbolico sia astrologico che alchemico il cui legame comune è il numero sette.

Tuttavia la sua preoccupazione principale è quella della divulgazione del sapere ermetico, per cui dopo questa prima parte egli si sofferma sulle opere che ritiene importanti in campo alchemico, citandone gli autori più importanti.

Senza che venga chiamata con questo nome di ‘Teatro’, si svilupperanno poi altre opere che, con la metafora del teatro stesso, si propongono la divulgazione di insegnamenti ermetici: penso infatti al ‘Carlo V’ di Francesco Maria Santinelli, un testo teatrale ricco di riferimenti all’Arte Regia che l’alchimista pesarese allievo di Gualdi dedicò a Leopoldo I39.

D’altro canto fu proprio Heinrich Khunrath ad adoperare il termine ‘Amphitheatrum’ (non Chymicum o Chemicum tuttavia) già nel 1595 per il suo più noto trattato di Alchimia, quindi in epoca precedente quella del nostro autore, ma nel quale il termine viene impiegato come paradigma della propria visione ermetica e non con così stringenti metafore con il teatro come lo conobbe, evidentemente, Senlecque.

In conclusione, l’interessante figura di questo erudito del ‘600, costretto dal fato a condurre la stamperia paterna, dimostra di porsi, con il suo eclettico sapere, come ponte fra discipline artigiane come la Tipografia, da lui elevata a metafora simbolica dell’Armonia, la Musica, la Letteratura e le Scienze Sacre.

Per gli indagatori più esigenti, è stato messo a disposizione il testo riportato con una traduzione la più letterale possibile al fine di non disperdere eventuali sensi ‘fonetici’ o cifre numeriche o finanche tipografiche che possano essere utili alla propria individuale ricerca operativa.

Chemyst

N. B.: Ogni diritto è riservato

NOTE

1 La metafora del Teatro Chimico avrà una lunga fortuna nella trattatistica alchemica. Jacques de Senlecque probabilmente ha letto il Theatrum Chemicum edito da Zetzner nel 1622, riprendendone qui il concetto. Essendo invece il Theatrum Chemicum di Ashmole uscito nel 1652, non poteva conoscerlo al momento di questa pubblicazione che è del 1645.

2 La ‘Lettera del Sommo Filosofo Giovanni Pontano’, nella quale si tratta della Pietra che è chiamata dei Filosofi’ è comparsa in tre diverse edizioni del Theatrum Chemicum edito da Zetzner nel 1622 (vol. III, pp. 826-828); nel 1661(vol. III, pp. 734-736 e vol. VI, pp. 487-489); dell’ultima è stata recentemente pubblicata una bella traduzione in Compos Stellae, Offerus Criophorus, Orthelius Dévoilé, Roma, 2021, Youcanprint, pp. 76-84. Jacques de Senlecque non può aver avuto accesso che alla prima edizione del 1622, essendo deceduto prima dell’uscita delle due successive.

3 Laurent Guillo, Les éditions musicales imprimées par Jacques I de Sanlecque, Jacques II de Sanlecque et par Marie Manchon, veuve Sanlecque (Paris, ca. 1633-1661). Christine Ballman; Valérie Dufour (Eds.) “ La, la, la… Maistre Henri”: Mélanges de musicologie offerts à Henri Vanhulst., Brepols, 2010, Centre d’Etudes supérieures de la Renaissance, pp. 257-295.

4 Elias Ashmole, Theatrum Chemicum Britannicum, containing severall poeticall pieces of our famous English Philosophers, who have written the Hermetique Mysteries in their owne ancient language, London, 1652, J. Grismond for Nath. Brooke

5 Anticipiamo che essi sono Ermete Trismegisto, Basilio Valentino, Geber, Artefio, Flamel, Lullo e il Cosmopolita

6 vedi Fig. 1

7 In questo caso si riferisce al Piombo minerale, usato per fusione per realizzare i caratteri.

8 vide nota 12

9 Heinrich Khunrath, De igne magorum philosophorumque secreto externo & visibili; das ist, Philosophische Erklahrung, von, und uber dem … Gludt und Flammenfewer der uhralten Magorum oder Weysen … Beneben andern zweyen Tractätlein: deren das erste in … Judicium … eines erfahrnen Cabalisten und Philosophen uber die 4. Figuren desz grossen Amphitheatri. Strassburg. 1608

10 Eugène Canseliet, Trois anciens traités d’alchimie, op. cit.

11 ‘Persona’ è qui inteso con l’accezione greco-latina di ‘personaggio’. Ricordo che la funzione del Teatro, soprattutto quello Greco, era sacra.

12 Si riferisce al piccolo organo (o flauto di Pan) del cosiddetto “Scudo Armonico”. Su questa immagine abbiamo in corso uno studio approfondito, incluso nell’ambito di ricerche sulla figura di Jacques de Senlecque II.

13 Si riferisce all’Ars Magna generalis et ultima di R. Lullo.

14nel testo originario è scritto ‘alKoholisee’

15 Henry Khunrath, Amphitheatrum Sapientiae Aeternae, op. cit.

16 Una curiosità in proposito: la viola a sette corde è attribuita, come invenzione, al grande compositore e violista francese Saint_Colombe, nato nel 1640, che aggiunge un La grave alle sei corde sin lì utilizzate. Senlecque tuttavia, che utilizza l’immagine a scopi simbolico-allegorici, dice che in Francia (all’epoca della pubblicazione del ‘Traité de l’eau de vie’, 1646) non ce n’erano, mentre ne aveva viste alcune in Inghilterra. E’ questa una testimonianza che potrebbe avere un rilievo musicologico non da poco.

17 Per i più ‘curiosi’ (secondo la definizione che lo stesso Senlecque attribuisce agli alchimisti e in generale agli indagatori dei meccanismi della Natura) suggerirei di non limitarsi all’attribuzione di Ferro e Rame metallici alle due divinità (o pianeti) qui citate, ma (considerando dal punto di vista ermetico anche il mito dell’accoppiamento di Marte e Venere, sorpresi ed ‘irretiti’ da Vulcano) l’accenno a due prodotti avanzati dell’Arte.

18 Michael Maier, Septimana philosophica, qua aenigmata avreola de omni natvrae genere a Salomone Israëlitarum sapientissimo rege, & Arabiae regina Saba, nec non Hyramo, Tyri principe, sibi inuicem in modum colloquii proponuntur & enodantur …, Francofurti, 1620, Typis Hartmanni Palthenii, Sumptibus Lvcae Iennis

19 ‘Il nero più nero del nero’

20 E’ un neologismo creato dall’erudito tipografo relativo all’arte della stampa

21 Francesco Maria Santinelli, Sonetti Alchemici e altri scritti inediti, a cura di M. T. Partini, Roma,1985, Mediterranee.

22 Lazarus Zetzner (Eredi), THEATRUM CHEMICUM, Praecipuos Selectorum Auctorum Tractatus de Chemiae et Lapidis Philosophici Antiquitate, veritate, jure, praestantia, & operationibus, continens: In gratiam Verae Chemiae et medicinae Chemicae studiosorum (ut qui uberrimam inde optimorum remediorum messem facere poterunt) congestum, & in Sex partes seu volumina digestum, SINGULIS VOLUMINIBUS, SUO AUCTORUM ET LIBRORUM Catalogo primis pagellis: rerum verò & verborum Indice postremis annexo. ARGENTORATI, Sumptibus Haeredum Eberh. Zetzneri, M.DC.XXII. Isaac Hachbrecht (ed.).

23 Nell’originale ‘graves’

24 Nel testo in realtà è scritto ‘LUNE Hermetique’, può essere mancante per errore la ‘s’ finale, oppure intende davvero ‘Luna Ermetica’?

25 nel testo: ‘s’ystèmes’

26 nell’originale: SEPT-maine

27 Il Tractatus Atramentorum (Trattato degli inchiostri, letteralmente) di Raimondo Lullo è ricordato nell’elenco di numerose opere storiche sull’alchimia, fra le quali quella di Lenglet-Dufresnoys (1742) e quella di Borel (1653), mentre questa citazione di Senlecque è anteriore ad entrambe (1645). Ad oggi non ho trovato un originale di Lullo, né una ristampa successiva.

28 Si riferisce all’immagine di frontespizio, vedi Fig. 2

29 Da questo ricco elenco traspare ancora una volta la vastità delle conoscenze ermetico-alchemiche di Jean de Senlecque, nonché evidentemente della sua possibilità ad accedervi. Poiché nella biografia paterna nulla di tutto ciò traspare (anche se Canseliet suggerisce che fosse anch’egli introdotto all’Arte), è ipotizzabile che lo studio di tali opere e di tali autori sia avvenuto negli anni di soggiorno inglese del nostro editore, nonché dalla sua incredibile capacità di studioso.

30 Pico della Mirandola

31 Probabilmente si riferisce all’omonimo trattato di Ruggero Bacone; tuttavia anche Jehan de Mehun (1240-1304) ha scritto un Miroir d’Alchimie. Entrambi sono citati nel suo elenco. Se il primo è noto ai più, a torto Jean de Meun (Mehun, Meung) detto anche Clopinel lo è meno: oltre ad aver scritto Le Miroir d’Alchimie è l’autore della seconda parte del Roman de la Rose di Jean de Lorris.

32 vedi fig. 2

33 Paolo Lucarelli nella sua Prefazione alla seconda edizione del Mistero delle Cattedrali attribuisce ‘infinite possibilità’ al Mercurio Comune. Sembra qui che i due Alchimisti parlino della medesima cosa.

34 Jean De Bonneau, Abrégé de l’astronomie inférieure des sept métaux: Harmonies des systemes de ces sept planètes, ensemble des douze signes du zodiac & autres constellations du ciel des philosophes hermétiques, Paris, 1645 e 1646, Senlecque & Remy & Heinault.

35 Eugène Canseliet, Trois anciens traités d’alchimie, Paris, 1975, Pauvert; Eugène Canseliet, L’Alchimia. Studi di simbolismo ermetico e pratica filosofale, Traduzione di Paolo Lucarelli, Roma, 1985, Mediterranee

36 Heinrich Khunrath, Amphitheatrum sapientiae Aeternae, Hamburg, 1595

37 Nell’originale: (que cet autheur appelle) Thé-osophique

38 Nel testo ‘fabrique’

39 Jean Brouaut, Traité de l’Eau-de-Vie ou Anatomie Théorique et Pratique du Vin, Parigi, 1646, Senlecque

La definizione di Alchimia

Fra i numerosi debiti di riconoscenza che devo a un vero Fratello in Ermete d’oltralpe, Jean Artero, annovero anche questo testo di Eugène Canseliet, pubblicato nel 1993 da Jean Laplace sulla sua collana “Le Curieux de Nature” – Petite encyclopédie des études Philosophiques, Volume I Fascicule 4, Basilea, Jean Laplace éditeur, 1993. Successivamente Sylvaine Canseliet lo includerà nel volume “Alchimie. Nouvelle études diverses sur la Discipline alchimique e le Sacré hermétique”, Paris, 2007, Guy Trédaniel, pp. 37 – 42.

E’ un testo apparentemente divulgativo, ma un Maestro come Canseliet che ha dedicato la vita alla diffusione della Scienza Sacra non cessa di dispensare insegnamenti che nel tempo si riveleranno portatori di sorprese anche per cercatori esperti.

Ho voluto quindi proporre una mia, probabilmente imperfetta, traduzione di questo articolo, poiché è pieno di piccoli tesori preziosi, alcuni dei quali ho messo in evidenza.

“L’Alchimia è, spiritualmente, la volontà di elevazione, di progresso costante e, fisicamente, l’estrazione del succo, del sapore1; essa soddisfa il bisogno della speculazione, dell’esperienza per le aspirazioni dello spirito e della materia. Il desiderio della ricerca alchemica risponde a uno stato di coscienza, che scorre, per l’uomo, dal fenomeno d’armonia che può stabilirsi fra il ritmo della sua anima e quello dell’anima universale. In questo modo la creatura può sfuggire alla sfera limitata, oh così ingannevole, dell’individuo e della sua collettività.

Caduta nell’oblio, calunniata, relegata a livello della stregoneria, l’Alchimia pone di nuovo i suoi problemi eterni e trova un pubblico continuamente accresciuto. Essa appare come un fattore di pacificazione dell’inquietudine generale, un atto di fede per il pensiero, una fonte di Scienza.

L’alchimista si applica soprattutto2 alla realizzazione della Grande Opera, che si sviluppa sui due piani spirituale e fisico, ed ha come scopo la scoperta della medicina universale o della Pietra Filosofale. Fondata sulla disciplina di una filosofia molto rigorosa, le operazioni della Grande Opera si svolgono nel laboratorio, dove appaiono molto simili a quelle della chimica. Nondimeno le differenzia qualcosa che può essere qualificata come magia naturale e che riposa scientificamente sul rispetto delle condizioni esteriori e cosmiche3. E’ così che i materiali che occorrono alle operazioni alchemiche subiscono preliminarmente una lunga e minuziosa preparazione. E’ importante infatti che le sostanze si presentino pure quanto possibile per il momento della loro messa in opera, e l’alchimista si applica a rimanere in contatto con esse, intervenendo con tutta la forza del suo essere.

L’athanor, che etimologicamente significa privo di morte4, è il forno segreto dell’alchimista. Esattamente l’athanor sviluppa e trattiene il fuoco nascosto che deve essere nutrito con il fuoco elementare, cioè quello che alimenta, all’esterno, il gas o il carbone. Questo fuoco segreto o sale nitro5 raccolto dalla rugiada6 è molto verosimilmente l’anima del mondo, e l’agente di tutte le meravigliose metamorfosi alle quali dà luogo la sovrumana creazione della Grande Opera. È il cuore della creazione alchemica ed è trattenuto al centro del mercurio dove la virtù vegetativa è esuberante. Esso è anche raffigurato a volte come il serpente, altre volte con la conchiglia di San Giacomo. È un punto capitale7 della scienza che non è trasmesso se non da bocca a orecchio.

Fig. 1: Mutus Liber, IV Planche

Il matraccio o l’uovo dei filosofi è incubato progressivamente, in una graduazione ponderabile, colorata e sonora che ha fatto anche designare la Grande Opera con l’espressione di Arte di Musica8. All’inizio dell’opera, l’uovo è ugualmente il simbolo della materia prima che è brutalmente aperta per mezzo della spada. Allo stesso modo, gli Antichi volevano che fosse un’agricoltura celeste il loro lavoro sulla materia, che rappresentarono sovente tramite una quercia vecchia e cava. Dalle caverne della montagna di Ermete, estratto il dragone al quale l’aria o il vento apporterà le ali della volatilità. Questo linguaggio, al tempo stesso chimico e mitologico, è quello dell’antica Torre di Babele che apparentemente affonda nel cielo e nella terra.

Fig. 2: Michael Maier, Atalanta Fugiens, Emblema VIII

Sotto i geroglifici del sale e del leone, lo zolfo è sublimato per gradi, nella sua corsa sullo zodiaco dei pianeti. Il globo terrestre nutre dal proprio seno questo zolfo che i vecchi alchimisti chiamavano l’infante chimico, e di cui un antico precetto ci rivela che “il vento l’ha portato nel suo ventre”. La salamandra gli insuffla la vita, poiché rimane il simbolo del fuoco segreto che illustra scientificamente il fluido igneo del centro della terra. Il dragone che si erge fra il sole e la luna, sotto gli occhi del maschio e della femmina non svela il pericolo che costituisce l’esplosione del potere illimitato della materia senza tutta la saggezza richiesta?9

Fig. 3: Michael Maier, Atalanta Fugiens, Emblema I

La Mandragora, la Mano di Gloria, il giro di mano o di forza senza il quale non può essere ammaestrato il mostro che raffigura il minerale; per fuggirlo, il nostro minerale mondato s’è messo sotto la protezione degli Alchimisti, con il sole e la luna filosofici ancora nella loro infanzia. All’inizio, l’incontro delle due materie primordiali è violento, ed esso raffigura il famoso combattimento del Cavaliere e del dragone e che si calma dopo quando si affrontano gli zolfi simbolici tramite i due leoni. Saturno10 divora suo figlio, prima che il re-sole e la regina-luna della Grande Opera si preparino per l’imeneo indissolubile. Proprio prima che essi entrino assieme nel talamo nuziale, la purificazione è necessaria. La generazione in un primo tempo, ha luogo nell’acqua di una caverna e finisce sulla terra alla luce del giorno.

Fig. 4: il Combattimento delle Due Nature, dall’Aurora Consurgens11

Dall’unione senza macchia delle due nature, nasce l’ermafrodito, cioè l’uomo nuovo, tornato allo stato di perfezione e di felicità totale che era quello del quale godeva nella prima era del mondo. L’ermafroditismo non è raggiunto che con la prova infernale che, in alchimia, è esclusivamente quella del fuoco. C’è un’impossibilità fisiologica sul piano ordinario dell’umano che esprime nell’opera alchemica l’unione inseparabile che è quella dello zolfo e del mercurio filosofici12. La loro associazione intima e radicale si persegue nelle fiamme più vive in un recinto che conforta l’ermafrodito, e che seguirà un lungo periodo di putrefazione in seno al matraccio. E’ la fase oscura della Grande Opera, quella delle ombre cimmerie, quella del nero più nero della notte, da cui sortirà la splendente Luce.

La morte che è sempre accompagnata dalla putrefazione, dalla dissoluzione fisica, non è che il preludio alla nascita di una nuova vita.

Ciò che personifica il piccolo re13 coronato, in tutta la sua gloria, è il puro del puro, la porpora, il carbonchio degli Adepti e, sotto il suo nome più conosciuto,

la Pietra Filosofale.”

Non posso lasciarvi senza alcuna notazione musicale: poiché di Rugiada si è parlato, restiamo in tema…

A tutti i cercatori sinceri, in particolare a chi inizia o a chi si sente smarrito, buona cerca!

Chemyst

NOTE

1Saveur ha la stessa etimologia di savant; allo stesso modo in Italiano sapore e sapiente.

2Ma non solo: il perseguimento della conoscenza, del benessere fisico ed economico non sono l’unico scopo dell’Alchimia.

3Si veda in proposito l’apposito capitolo in E. Canseliet, l’Alchimia spiegata sui suoi testi classici, Roma, 1972, Mediterranee.

4In Francese pure si pronuncia esattamente come in Greco pur (Fuoco).

5Nell’originale sel nitre: non ci inganni la somiglianza con l’italiano salnitro, che in francese è invece salpetre; piuttosto si rifletta sulla pronuncia del francese sel, identica a scelle (sigillo): dunque qui Canseliet sta alludendo ad un sigillo che il nitro (comunque un sale) può aprire, come una chiave. I sali, in alchimia, sono effettivamente raffigurati come chiavi.

6Qui Canseliet è al tempo stesso generoso ed ‘invidioso’: bisogna infatti intendere di quale rugiada si stia parlando.

7Un piccolo suggerimento,da parte di Canseliet.

8Qui Canseliet fa un notevole salto in avanti e ci porta in Terza Opera, nella ‘Grand Coction’ di cui parla nell’apposito capitolo dell’Alchimia spiegata… op. cit. Soffermiamoci sui termini ‘ponderabile’, legato all’aumento di peso della materia, ‘colorato’ come lo stesso Canseliet constatò durante la rottura del proprio uovo filosofico nel gennaio 1938, e ‘sonora’ poiché, come racconta lui stesso, ogni 24 ore la materia produceva un suono disposto lungo una scala cromatica, stavolta in senso musicale.

9Il riferimento di Canseliet è all’energia atomica, indubbiamente di notevole forza, ma che per gli Alchimisti è ottenuta ‘per artem diabolicam’

10Saturno è il pianeta associato al Piombo, tuttavia gli Alchimisti parlano di Piombo ‘filosofico’, che non corrisponde al metallo citato. Artefio avverte che in realtà la materia di cui si parla è ‘della progenie di Saturno’.

11http://www.e-codices.unifr.ch/fr/zbz/Ms-Rh-0172/11r-23/0/

12Qui l’Autore ribadisce il piano eminentemente metafisico delle operazioni filosofiche.

13Altro piccolo indizio seminato da Canseliet il quale, come da Tradizione, non può rivelare il nome del Soggetto minerale. ‘Piccolo re’ in latino si traduce con Regulus.