La Queste de Jean Molinet


Cari Cercatori,

abbiamo visto con quale rispettosa meraviglia Paolo Lucarelli considerasse il ‘Roman de la Rose‘ “…ou l’Art d’Amour est toute enclose“; sappiamo anche che l’Alchimia è per eccellenza l’Arte d’Amore, ed è personificata spesso dai suoi Fedeli innamorati come una Dame sans merci.

Il ‘Roman de la Rose‘ è stato scritto, diremmo così, ‘a quattro mani’: Guillaume de Lorris ha scritto la prima parte (4205 versi nel 1203) e Jean de Meung aggiunse ad essa ben 17724 versi nel 1275.

Guillaume De Lorris

Qualcuno di voi, inoltre, ricorderà che spesso trovo, nei testi delle composizioni di alcuni autori fiamminghi di musica antica, rimandi alchemici, e che spesso queste composizioni sono firmate da maestri che in qualche modo hanno conosciuto, sono stati allievi o in generale hanno avuto rapporti con Josquin Desprez, o composte da lui medesimo.

Per ragioni affatto musicali, peraltro, considero uno dei capolavori di Josquin la ‘Deploration pour la mort de Johannes Ockeghem‘, per la sua espressiva drammaticità (in barba a chi crede al luogo comune dei Fiamminghi quali freddi tecnici del contrappunto) e per la sua struggente bellezza:

Fra i molti bei video disponibili ho scelto questo, non solo per il pregio dell’esecuzione, ma anche perchè i cantori leggono da un leggio come quelli in uso all’epoca, e – particolare che mi ha fatto sorridere –  il Maestro di Coro è l’unico a portare gli occhiali, come nella miniatura che ritrae lo stesso Ockeghem con i suoi cantori (forse proprio lo stesso Josquin, Pierre de la Rue, Antoine Brumel e Loyset Compere, citati nel testo). 

Forse proprio questa drammatica bellezza ha oscurato  l’autore del testo, anch’esso drammatico e struggente,  ovvero Jean Molinet. Chi era costui (direte, parafrasando Don Abbondio)? Bene, Wikipedia mi ha riservato una bella sorpresa: mi ha rivelato che, oltre a scrivere l’epitaffio per il vecchio maestro fiammingo, è stato uno storico ed messo in prosa proprio ‘Le Roman de la Rose‘! E non è tutto: Molinet è stato anche compositore, di lui conosciamo una sola composizione che però ha goduto alla sua epoca di grande popolarità. E’ scritta in uno stile più arcaico di quello di Desprez e forse dello stesso Ockeghem, a quattro parti, delle quali una (il Tenor) strumentale.

Dicevamo che l’Alchimia è spesso raffigurata dai suoi appassionati come una Dama di cui ci si innamora, Dama che concede a pochissimi il suo sguardo benevolo: ebbene, la chanson di Molinet ha questo argomento. Eccone, per i cercatori di cuore, il testo:

Tart ara mon cueur sa plaisance,

Tart ara mon bien sa naissance,

Tart ara mon heur son venir.

Tart ara de moi souvenir

Celle qui sur moy a puissance.

Tart ara mon corps son aisance,

Tart ara plaine joyssance

De celle ou ne peut avenir

(Tart ara mon cueur etc.)

Tart ara mon mal allegence,

Tart ara mon bruit son avence,

Tart ara mon vueil son desir.

Tart ara ma dame loisir

De guerir ma dure grevance

(Tart ara mon cueur etc.)

Allan Atlas, profondo conoscitore della musica di questo periodo, ha qualche dubbio sul fatto che Jean Molinet sia il vero autore, riconoscendo nella chanson lo stile di Busnois, che Molinet peraltro frequentava, a meno che questa chanson non sia stata una sua occasionale produzione ma solo l’unico esemplare pervenuto sino a noi: a questo però farebbe pensare il fatto che il grande Loyset Compere citi nella sua ‘Omnium bonorum‘ lo stesso Molinet accanto a calibri quali i citati Ockeghem e Desprez, Tinctoris, Regis e se stesso.

Oltre al sorprendente incipit, su cui insiste (la chanson ha struttura di rondeau), lascio ai compagni di cerca la gioia di scoprire quanti piccoli segreti il Poeta ha nascosto fra i suoi versi.

Concludo, ancora una volta, felice di scoprire quanto radicata fosse, nel felice periodo di Desprez, la conoscenza alchemica, qui e altrove trasmessa a quei pochi oggi in grado di scorgerne dei frammenti, una sapienza ammantata di bellezza che non ha ancora esaurito la sua forza: voglio anche pensare alla lungimiranza di questi compositori che hanno voluto lasciare, tramite la loro musica, tracce di una Luce altrimenti perduta, che sta a noi far risplendere nel segreto dei nostri Laboratori.

Un saluto ed un sorriso

Chemyst

4 pensieri su “La Queste de Jean Molinet

  1. Caro Chemyst,

    Scrivevo proprio l’altro giorno ad un Amico, la strugente bellezza di quest’opera ed il suo parlarne, con il cuore, me lo ha riportato a viverlo.
    L’Amore per la Dama, che quei pochi, ancora sentono, vivono, lo sgomento e lo strazio che l’amante sente per Lei, che elargisce solo ai pochissimi il suo sguardo.
    Non è facile, o meglio, non è semplice riuscire a tradurre questo amore cosi profondo a parole, gli Autori Alchemici, è non solo, hanno trovato il modo, quello vero, unico, di passare questa luce di cui lei cosi bene parla.
    Al momento sono un po geloso di lei e degli altri sa? ma la mia gelosia, in verità è altro, lei lo sa, in fondo è altro… sono come bloccato in una prigione che mi tappa il cuore, ma sento forte, forte la melodia.
    La temporalità a cui tutti noi siamo soggetti, ed a cui sono soggetti i nostri cari sopratutto, mi lascia poco al momento, sappiamo sia falsa, lo sappiamo bene ma, esige il suo posto, adesso.
    Dunque, continuate signore, lei non sa quanto bene fa sentire queste parole, ascoltare in brano cosi, parlare d’Amore, questo è Alchimia no?

    di cuore, Grazie!

    anto-az

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    • Caro anto-az,
      grazie per le belle parole. Forse “sentire queste parole, ascoltare un brano così, parlare d’Amore” non è proprio fare Alchimia, ma riconoscerne ed ascoltarne la voce sicuramente sì.

      Un caro saluto

      Chemyst

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      • Caro Noldor,

        Grazie a lei, signore, …certo, riconoscerne la voce, …scoprirne i profumi, scorgerne forse il sentiero, concordo che per fare Alchimia c’è bisogno anche di altro, come non essere in accordo con quanto dice!

        un saluto a lei

        anto-az

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